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morena mampieri

La mia visione oggi

Dopo più di trent’anni e oltre quattromila spose vestite, credo che la moda, come la bellezza, sia una questione di verità.

Il mio lavoro è aiutare ogni donna a trovarla, attraverso un metodo chiaro e un linguaggio personale fatto di misura, autenticità e identità.

E quando tutto si allinea, la persona, l’abito, il contesto, non serve chiamarlo magico.

Lo è, semplicemente, perché è vero.

Le mie origini e la mia vocazione

Dopo la laurea in Economia ho scelto di seguire la mia vera vocazione: la moda.

È una tradizione familiare, ma per me è sempre stata anche una forma d’arte: il gusto per le proporzioni, la ricerca dei materiali, la bellezza intesa come equilibrio.

Per anni mi sono occupata di scouting nel prêt-à-porter, lavorando a stretto contatto con alcuni tra i più grandi stilisti nazionali e internazionali.

Ho avuto modo di confrontarmi con Giorgio Armani nel suo showroom in Via Bergognona a Milano, Oscar de la Renta con lui ho avuto il piacere di parlare innumerevoli volte a new York, Stefano Gabbana, Antonio Riva di cui sono stata rivenditore esclusivo per il Lazio.

Con alcuni di loro si è creato un rapporto personale: Vera Wang mi chiamava “Morena Wang”, e con Pnina Tornai – di cui sono stata esclusivista per l’Italia per oltre dieci anni – abbiamo condiviso amicizia, progetti e visioni comuni.

Dall’atelier di famiglia ad una visione internazionale del mercato sposa

Dopo aver rivoluzionato l’atelier di famiglia — trasformandolo in uno spazio che per molte ragazze è diventato il luogo dei sogni — ho iniziato a guardare al mercato internazionale.

Tra Roma e New York ho portato in Italia le esclusive di brand che allora stavano nascendo e che oggi sono tra i più importanti del mondo bridal.

Nel tempo ho vestito attrici, personalità internazionali, principesse arabe e spose da ogni parte del mondo, mantenendo sempre la discrezione che questo lavoro richiede.

(nella foto il capitano della Roma Lorenzo Pellegrini con sua moglie Veronica Mancinelli a cui ho disegnato l'abito da sposa) )

La nascita di NotediMe

Il mio percorso creativo è poi diventato personale.

Un abito dopo l’altro ho dato vita alla mia collezione “NotediMe”, che oggi rappresenta la mia visione della moda e della femminilità.

“NotediMe” non è una semplice collezione, ma una visione sartoriale: ogni abito nasce da ascolto, osservazione e progettazione.

Non inseguo le tendenze e non lavoro per stupire; costruisco forme che parlano di equilibrio, proporzione e autenticità.

Per me l’eleganza non è ostentazione, né effetto scenico: è un linguaggio silenzioso, fatto di misura, consapevolezza e presenza.

Un abito elegante non cattura lo sguardo, perché racconta chi lo indossa con naturalezza.

“NotediMe” è la somma del mio percorso: la mia cultura, la mia propensione per l’arte, la ricerca costante della bellezza, ma anche l’esperienza maturata in anni di lavoro con donne molto diverse tra loro.

È il punto in cui le mie note si intrecciano con quelle di chi indosserà l’abito: un dialogo tra la mia visione e la sua unicità.

Il nuovo concetto di showroom

Negli ultimi anni ho sentito un cambiamento profondo.

Le spose non cercavano più un marchio, ma uno stile che le rappresentasse.

Da lì è nata la mia svolta: ho studiato, osservato e riorganizzato tutto.

Ho trasformato l’atelier in un vero showroom di consulenza: un luogo riservato, in mezzo al verde di Grottaferrata, dove ogni scelta parte da un percorso personale.

Qui non si parte dall’abito, ma dalla persona — dal tipo di matrimonio, dalla location, dallo stile di vita.

Il mio ruolo è essere guida e filtro:

seleziono a monte gli abiti che entrano in showroom, e dopo la videochiamata preparo per ogni sposa una scelta mirata, basata su coerenza, proporzioni e contesto.

Accanto alle collezioni dei brand internazionali che ospito — Flora Bridal, Sen Studio, Vera Wang Haute e Justin Alexander Signature — la mia collezione NotediMe rappresenta la parte più sartoriale e personale: quella in cui il progetto prende forma e diventa racconto.

La mia impresa più difficile dare vita ad una "VISIONE"

So che è un’impresa difficile.

Forse la più difficile che abbia mai scelto di affrontare.

Perché non sto seguendo una strada già tracciata: sto costruendo qualcosa che non esiste.

Un progetto che nasce da una visione personale, non da una moda, ma da una necessità.

Non voglio più adattarmi a un sistema che racconta le spose partendo dai modelli.

Voglio proporre un modo diverso di scegliere, di guardare e di vivere questo momento.

Il mio lavoro oggi nasce da una visione chiara: non un concetto astratto, ma un progetto costruito giorno dopo giorno.

È la mia visione che diventa metodo,
la mia esperienza che si fa percorso,
la mia ricerca che trova forma.

E soprattutto, è il tentativo di rimettere al centro la persona, prima dell’abito, prima del marchio, prima di ogni tendenza.

Perché ciò che rende questa esperienza unica non è ciò che si indossa, ma il modo in cui ci si riconosce dentro ciò che si sceglie.

Il mio metodo


Ogni abito nasce da un ascolto, ogni scelta da un percorso.

Se vuoi scoprire come funziona il mio metodo, inizia da qui.

Scopri il Metodo e Percorso